Negli ultimi anni, siamo diventati sempre più consapevoli delle nostre scelte quotidiane, cercando di fare acquisti che siano più etici, sostenibili e rispettosi dell’ambiente e degli animali. L’interesse crescente verso alimenti plant-based, prodotti plastic-free e cosmetici cruelty-free sta riflettendo un cambiamento culturale importante nella nostra società.
Ma cosa significa davvero il termine cruelty-free? E quali leggi regolano la produzione di prodotti che non danneggiano gli animali? In questo articolo, esploreremo il significato di cruelty-free, la legislazione che lo supporta e come possiamo essere sicuri di fare scelte responsabili quando acquistiamo prodotti che non coinvolgono sofferenze animali.
Che cosa significa cruelty free?
Il termine cruelty-free è un’espressione inglese che tradotta letteralmente significa “senza crudeltà”. In ambito commerciale, si riferisce a tutti quei prodotti e attività che vengono realizzati senza causare danni agli animali. In particolare, implica che tali prodotti non siano stati testati su animali in nessuna delle fasi di produzione e che non contengano ingredienti derivanti da sperimentazioni sugli animali.
Per ottenere una certificazione cruelty-free, un prodotto deve garantire che né i prodotti finiti né gli ingredienti utilizzati siano stati sottoposti a sperimentazioni sugli animali. Ciò implica anche che non vi siano ingredienti di origine animale se non espressamente consentito dal produttore, e che l’intero processo produttivo rispetti i principi del benessere animale.
Quali sono i prodotti cruelty free?
I prodotti cruelty-free possono riguardare diverse categorie: dalla cosmetica alla moda, dagli accessori come le scarpe, fino ai prodotti per la cura della persona. Tuttavia, quando si parla di cruelty-free, la categoria che più comunemente viene associata a questo concetto è quella dei cosmetici. In passato, la produzione di cosmetici comportava frequentemente test sugli animali, ma con l’evoluzione della sensibilità pubblica, la situazione è cambiata.
Negli ultimi anni, la cosmesi cruelty-free ha preso piede, con molte aziende che si impegnano a garantire l’assenza di test su animali, sia sui prodotti finiti che sugli ingredienti. Un esempio famoso sono i prodotti make-up e le creme per la pelle che oggi sono sempre più facilmente reperibili con certificazioni cruelty-free. Nonostante i progressi, però, è importante conoscere anche le normative che supportano questa scelta etica.
Test sugli animali nei cosmetici: cosa dice la legge?
Nel 2009, la Comunità Europea ha introdotto un Regolamento (CE 1223/2009) che stabilisce delle linee guida fondamentali per la produzione e la vendita di cosmetici. Questo regolamento stabilisce che a partire dal 2013 è vietato testare qualsiasi prodotto cosmetico o ingrediente su animali, sia nell’Unione Europea che negli Stati membri. Il divieto riguarda non solo i test sui prodotti finiti, ma anche su singoli ingredienti utilizzati nella loro formulazione.
In sostanza, ciò significa che, dal 2013 in poi, ogni prodotto cosmetico venduto all’interno dell’Unione Europea non può essere testato sugli animali, neanche indirettamente. Questo divieto è valido per qualsiasi prodotto nuovo immesso sul mercato. Tuttavia, è importante notare che esistono ancora alcune eccezioni o lacune nella legislazione che riguardano determinati ingredienti preesistenti o provenienti da altri settori, come l’industria chimica.
Le certificazioni del cruelty free
Per identificare facilmente i prodotti che sono veramente cruelty-free, è possibile fare affidamento su alcune certificazioni ufficiali. Tra le più note troviamo il Leaping Bunny, la PETA e la Nature Watch, certificazioni rappresentate da loghi facilmente riconoscibili, come il famoso coniglietto che simboleggia l’assenza di sperimentazione animale.
Il logo del coniglietto, spesso accompagnato dalla dicitura cruelty-free, è un indicatore chiaro che garantisce che né il prodotto né gli ingredienti sono stati testati sugli animali. La certificazione del Leaping Bunny, ad esempio, è molto diffusa in Europa, con il marchio che è facilmente reperibile sui cosmetici, i prodotti per la casa e persino sulla moda cruelty-free.
Tuttavia, va sottolineato che la presenza di questa certificazione non è l’unica prova di assenza di test sugli animali. I prodotti europei venduti dopo il 2013 sono già regolamentati dal divieto di sperimentazione sugli animali, quindi anche in mancanza del logo, possiamo essere relativamente certi della loro natura cruelty-free. Il rischio, però, è che senza il logo si possa confondere un prodotto etico con uno che magari non lo è.